Vaginosi batterica in gravidanza

Si stima che tra il 10% e il 30% delle donne in gravidanza manifesti la vaginosi batterica (BV) durante il periodo gestazionale. Tale condizione è caratterizzata da una transizione del microbioma vaginale da uno stato salutare – dominato da batteri produttori di acido, quali i lattobacilli, che rappresentano la componente microbica benefica – a uno stato in cui prevalgono batteri patogeni.

Introduzione

La vaginosi batterica è una condizione infettiva che provoca l'infiammazione della vagina (con conseguenti sintomi che saranno illustrati nel paragrafo seguente). La presenza batterica non è necessariamente negativa; infatti, la vagina ospita naturalmente batteri che contribuiscono a mantenere equilibrato il suo pH. Tuttavia, quando si verifica una proliferazione eccessiva di batteri nocivi, tale equilibrio viene compromesso, esponendo l'ambiente vaginale ad infezioni.

 La vaginosi batterica si riscontra con relativa frequenza durante la gravidanza (fino al 30% dei casi di vaginosi si verifica durante il periodo di gestazione), interessando una quota significativa delle gestanti ogni anno. Questa condizione si manifesta a seguito di una proliferazione anomala di determinati ceppi batterici all'interno dell'ambiente vaginale. Le fluttuazioni ormonali tipiche della gravidanza predispongono ulteriormente le donne a tale infezione. 

Il mancato trattamento della vaginosi batterica può esacerbare i rischi di complicanze ostetriche, incluse l'interruzione spontanea di gravidanza e il parto anticipato. Ricerche specifiche hanno dimostrato un incremento nel rischio di parto pretermine associato a questa condizione; una sintesi di studi condotti fino al 2007, che ha incluso l'analisi di 32 lavori scientifici, ha rilevato che la probabilità di parto prematuro in assenza di diagnosi e trattamento della vaginosi batterica aumenta significativamente. 

Di conseguenza, è fortemente consigliato non sottovalutare l'incidenza della vaginosi batterica durante la gravidanza, data la sua potenziale influenza negativa sia sul benessere materno sia sullo sviluppo fetale. La vigilanza e il trattamento tempestivo si configurano come elementi chiave nella gestione di questa patologia in ambito ostetrico.

Cause, sintomi e complicanze

Le donne affette da vaginosi batterica presentano livelli ridotti di amilasi vaginale, un enzima che decompone i carboidrati complessi in carboidrati più semplici (glicogeno), che costituiscono la fonte alimentare preferenziale dei batteri "buoni". L'assenza di questa risorsa alimentare compromette la capacità dei lattobacilli di proliferare e bilanciare la presenza dei batteri "cattivi".

Inoltre, nelle donne con vaginosi batterica si osservano livelli diminuiti di peptidi antimicrobici (AMP), molecole in grado di contrastare l'insediamento di batteri patogeni. In condizioni di normalità, le cellule mucosali vaginali sono responsabili della produzione di AMP. Sebbene la vaginosi batterica non sia trasmessa per via sessuale, esiste una correlazione con l'attività sessuale, motivo per cui, in molte fonti, viene classificata tra le malattie sessualmente trasmissibili.

Sintomi

Circa la metà delle donne affette da vaginosi batterica non manifesta sintomatologia alcuna. Nei casi in cui i sintomi siano presenti, possono includere:

  • secrezione vaginale sottile di colore bianco o grigio;
  • odore intenso e sgradevole, simile a quello di pesce, particolarmente evidente dopo i rapporti sessuali a seguito della miscelazione della secrezione con lo sperma;
  • prurito o fastidio nella zona genitale;
  • sensazione di bruciore durante la minzione.

È consigliabile comunicare la presenza di tali sintomi al proprio ginecologo o al proprio medico, il quale procederà con l'analisi di un campione di fluido vaginale e secrezioni cervicali per determinare la presenza di vaginosi batterica o di altre infezioni, prescrivendo il trattamento più adeguato.

 

Complicanze

La maggior parte delle gestanti affette da vaginosi batterica porta a termine gravidanze nella norma, con fino alla metà dei casi che si risolvono spontaneamente durante la gestazione.

Tuttavia, le evidenze scientifiche indicano che la presenza di vaginosi batterica in gravidanza è correlata a un rischio accresciuto di:

  • parto pretermine e nascita di neonati con basso peso alla nascita;
  • rottura prematura delle membrane prima del termine (PPROM);
  • infezione uterina post-partum;
  • aborto spontaneo nel secondo trimestre;
  • endometriosi postpartum.

Trattamento della vaginosi batterica durante la gravidanza

Nella maggioranza delle gravidanze, la vaginosi batterica non comporta complicazioni. Tuttavia, esiste una possibilità di complicanze, inclusi il parto prematuro e l'aborto spontaneo.

Si raccomanda, in caso di sintomi percepibili, di consultare immediatamente il proprio ginecologo e intraprendere un trattamento specifico.

Non è consigliabile tentare di curare autonomamente la vaginosi batterica con farmaci da banco. In caso di diagnosi di vaginosi batterica, verrà prescritto un ciclo di antibiotici ritenuti sicuri durante la gravidanza.

È fondamentale completare l'intera terapia prescritta, anche se i sintomi dovessero scomparire. Generalmente, questo risolve l'infezione vaginale e i relativi sintomi, benché possa verificarsi una recidiva. Infatti, fino al 30% delle donne sperimenta nuovamente i sintomi entro tre mesi e più della metà entro un anno. Gli antibiotici tendono ad eliminare la maggior parte dei batteri responsabili della vaginosi, ma non esiste un metodo per accelerare la ricrescita dei batteri "buoni" che possano contenere quelli "cattivi".

In caso di recidiva dei sintomi, è importante informare il proprio medico. Il secondo ciclo di trattamento potrebbe consistere in una terapia più prolungata o in un farmaco differente.

In sintesi

La gestione e il trattamento della vaginosi batterica durante la gravidanza richiede un approccio attento e informato, data la sua frequenza tra le gestanti e la possibilità di risoluzione spontanea in numerosi casi. Nonostante ciò, l'importanza di un'identificazione precoce e di un trattamento mirato emerge chiaramente dalla letteratura scientifica, che associa questa condizione a un incremento del rischio di complicazioni quali parto prematuro, basso peso alla nascita, rottura prematura delle membrane, infezioni post-partum e aborti spontanei nel secondo trimestre.

La terapia, basata sull'impiego di antibiotici considerati sicuri durante il periodo gestazionale, riveste un ruolo fondamentale nella risoluzione dei sintomi e nella prevenzione di possibili recidive, che si verificano in una percentuale non trascurabile di casi entro un anno dal trattamento iniziale.